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Akrasia

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L’autocontrollo: questo sconosciuto

“L’incontinenza è contraria alla scelta (…) un uomo non può essere dotato di saggezza pratica e nel contempo essere incontinente” diceva Aristotele. E in effetti il noto filosofo e scienziato greco criticava aspramente chi non era in grado per indole o per pigrizia di auto controllarsi, cioè di usare la ragione.

Ma spieghiamo meglio il concetto attraverso alcuni esempi chiarificatori.

Chi non riesce a smettere di fumare verrebbe definito da Aristotele “debole di volontà”, poiché continua imperterrito a seguire i suoi piaceri a discapito della propria salute. Mentre chi riesce a smettere sarebbe un vincitore, colui che ha il pieno controllo di se stesso.

Diciamo che forse questo esempio può essere definito un caso limite, sappiamo tutti che quando si parla di dipendenze l’autocontrollo incide fino ad un certo punto.
Un esempio migliore potrebbe essere invece chi risponde alle provocazioni in egual misura o addirittura provocando a sua volta, infatti l’incapacità di autocontrollo si manifesta in questo caso nel non agire secondo il buon senso.
Appunto il buon senso, ma noi lo usiamo nella vita di tutti i giorni? Forse non sempre, perché se anche tu rimandi quotidianamente degli impegni o dei doveri, allora sei un debole di volontà, un incontinente, per dirla in termini aristotelici.

Ma che c’entra la procrastinazione con l’autocontrollo?

L’assenza di autocontrollo genera procrastinazione e la procrastinazione a lungo andare genera l’assenza totale di autocontrollo, cioè più siamo inclina a rimandare gli impegni più avremo in generale un atteggiamento “molle” nei confronti degli impegni.
L’atteggiamento che assumiamo con la procrastinazione può essere provocato dagli ostacoli che incontriamo nel percorso della nostra vita o semplicemente perché in quel preciso momento non abbiamo i mezzi per concludere un qualcosa, questo temporeggiare di solito non è negativo visto che, non appena si viene messi nelle condizioni agire, noi possiamo felicemente proseguire le nostre azioni.
Esiste però una forma di procrastinazione detta akrasia, dal greco ἀκρασία, cioè letteralmente “mancanza di controllo” (su se stessi) che ci porta a non agire pur sapendo di commettere un errore, ma il fatto di non agire è talmente irresistibile da non poterne fare a meno.

Con quale parte del cervello ragioni?
Avete presente quell’immagine che gira su Facebook in cui viene mostrato un cervello per metà in bianco e nero con numeri e forme geometriche e per l’altra metà colorato e pieno di figure astratte?
Bene, quella immagine viene utilizzata per mostrare la parte razionale e irrazionale della nostra mente.
Tutte le volte in cui dobbiamo prender una decisione queste due parti sono altamente in conflitto, un po’ come lo spiritello e l’angelo buono che rappresentano la coscienza dei personaggi nei cartoni animati.
L’emisfero destro colorato dice:”Dai aspettiamo ancora un po’, sono confuso”, “Quanto è bello il dolce far niente”, “Oh no, ma se decido oggi, poi cosa succederà?”, “No questa cosa non mi piace, non la farò mai”.
L’emisfero sinistro grigiastro invece dice: “Meglio oggi che domani”, “Se faccio questa cosa adesso, vedrai che vantaggi ne avrò!”, “Bene, ora mi organizzo e lo faccio subito”, “Fuori il dente, fuori il dolore!”.
Diciamo pure che al mondo colorato del nostro cervello piace temporeggiare e godersi gli attimi fuggenti della vita, mentre quella parte plumbea vuole un appagamento più duraturo, una felicità lunga e stabile.
Da che parte sta la procrastinazione? Facile, essa è color arcobaleno!
Sì direte voi, ma come è possibile scegliere l’attimo fuggente a un intera vita felice?

Tutto sta nel rapporto tra impegno e felicità
Ma siamo proprio sicuri che il gioco valga la candela? Cioè fino a che punto siamo disposti ad impegnarci per ottenere una felicità a lungo termine? Non è una domanda scontata, perché dopo un po’ che uno si impegna e magari non vede i risultati, stai sicuro che si stufa. E poi chi lo dice che non possa avere tanti attimi fuggenti per tutta la vita, che di sicuro mi porterebbero ad avere una vita generalmente felice ad uno sforzo quasi nullo.
Il rapporto tra impegno e l’obiettivo che ci siamo prefissati è determinante per farci decidere quale strada percorrere, non è semplicemente scegliere tra bello o brutto, buono o cattivo. Sono più le sfumature di questi opposti che contano.
Facciamo un esempio: in Italia c’è crisi per l’acquisto delle case, poiché molte persone pressate da una serie di incombenze fiscali e per problemi legati al lavoro decidono di vivere in affitto, non perché sia vantaggioso ma perché per comprare una casa viene richiesto uno sforzo al di sopra delle loro possibilità.
E’ chiaro che il piacere viene dato maggiormente dal “possedere” una casa tramite un contratto d’affitto che assicura il bene, rispetto ad una felicità anelata ma irraggiungibile e affannosa per la speranza di comprare quel bene.
Ok pensando però più terra-terra, il dilemma è sempre lo stesso: cosa scegliere? Vale di più aspettare per avere il premio oppure accontentarsi subito di quello che possiamo avere oggi stesso?
Per fortuna non c’è una sola soluzione, ma ben due:

1) L’autocontrollo pubblico. Se non siamo in grado di trovare una giusta via di mezzo, allora dobbiamo controllare la nostra volontà tramite una forza esterna, possibilmente oggettiva. Cosa vuol dire? Vuol dire che dobbiamo servirci di qualcuno o qualcosa che agisca a nome nostro, abbiamo bisogno di un piccolo grillo parlante attivo.
Per esempio, andiamo matti per la cioccolata ma non la possiamo mangiare perché ci fa ingrassare, bene, chiediamo ad un nostro parente o ad un amico di nasconderci la cioccolata in casa o obbligarci a fare qualcosa che non ci piace tutte le volte in cui veniamo pizzicati a mangiare cioccolata.
Vediamo una serie espedienti che possiamo applicare senza l’aiuto di un’altra persona:

– Guardiamo troppa televisione. Soluzione: impostiamo un timer di spegnimento automatico.
– Ci piace il sonnellino pomeridiano prima di metterci a studiare. Soluzione: impostiamo una sveglia per ricordarci l’ora dello studio obbligato.
– Usiamo troppo i social network. Soluzione: blocchiamo l’accesso a questi siti in determinati orari della giornata, così non ci distrarranno dal lavoro o dallo studio, inoltre potrebbero essere un facile stimolo a concludere con gioia la giornata.

Qualcuno, a questo punto, però potrebbe obiettare che tale metodo non può essere proprio una scelta felice. Ma vi immaginate un trentenne che è obbligato a bloccarsi l’accesso a Twitter, perché ne è diventato quasi dipendente? Cioè è vero che i casi limite ci sono, però è forse un esagerazione. Il nostro scopo è però quello di riuscire a migliorare la nostra forza di volontà. Vediamo allora insieme la seconda soluzione, che ci insegnerà a migliorare il rapporto impegno-felicità.

2) Step by step. Il miglior metodo per accorciare la distanza che intercorre tra impegno e felicità è quello di segmentare il percorso o detta in altri termini accorciare la distanza verso la felicità. Se infatti supponessimo di interporre dei piccoli traguardi di felicità durante il nostro impegno, sicuramente ne potremmo trarre vantaggi sia in merito alla nostra soddisfazione personale sia per quanto riguarda l’autocontrollo.
La parole chiave è: motivazione. L’idea di guadagnarsi la felicità passo-passo con tappe successive e graduali ci aiuta ad uscire da quella brutta parola chiamata monotonia, infatti ogni traguardo superato è diverso dagli altri e perciò possiamo svolgere anche azioni quotidiane ripetitive senza rendercene conto.
Inoltre il fatto di scaglionare il nostro impegno, ci aiuterà ad avere una visione del tempo totalmente diversa, molto più ristretta e leggera. Superare tutti questi mini ostacoli, ci motiverà sempre più facendoci “illudere” che la strada da percorrere non era poi così tanto lunga e difficile.
Per essere ancora più soddisfatti ricordiamoci di annotarci da qualche parte tutte le volte in cui abbiamo vinto, magari concedendoci anche qualche regalino. Un ultimo esempio? No, basta, non indugiare ancora. E’ ora di riprendere il controllo di te stesso!