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La comunicazione non verbale parla di noi

Essere le persone che vogliamo è difficile e faticoso, ma è estremamente importante per ottenere quella che gli esperti chiamano la “realizzazione di sé”.

Ancora più difficile è comunicar  agli altri chi siamo e chi vogliamo essere. Comunicare vuole dire esprimere noi stessi e dunque il momento della comunicazione è più che importante, è fondamentale. Chi non comunica non esiste, questo è un fatto ormai risaputo. Sono stati scritti migliaia di articoli e numerosissimi libri in proposito. Perché? Perché il momento della comunicazione, oggi più che mai, è un momento cruciale e decisivo nella vita quotidiana di ogni persona. La società del terzo millennio è intrisa di messaggi volti a comunicare qualcosa agli stessi componenti della società.

Messaggi pubblicitari, messaggi informativi, messaggi di ogni tipo ci raggiungono attraverso gli schermi, le radio, internet e tutti i mezzi di comunicazione che ormai sono parte integrante della nostra quotidianità. Riceviamo la comunicazione in ogni momento della giornata e rispondiamo comunicando a nostra volta con il mondo che ci circonda. Riconosciuto ciò, è di fondamentale importanza ricordare che la comunicazione che parte da noi verso l’esterno, ovvero verso gli altri, si definisce solo in minima parte  attraverso le parole che pronunciamo. Vi è un insieme di elementi che rientrano in quella che viene definita “sfera del non verbale” e che contribuiscono ad arricchire il messaggio verbale che passa da noi al nostro interlocutore. Per questo motivo quando comunichiamo esprimiamo noi stessi: il messaggio che trasmettiamo parte riccamente addobbato della nostra personalità, delle nostre intenzioni, di noi. Quando ci troviamo ad apprezzare un personaggio pubblico, che sia un attore, un politico o un artista, per fare un esempio, stiamo apprezzando soprattutto il suo modo di comunicare, cioè il suo modo di esprimere sé stesso. Infatti è impossibile conoscere una persona a prescindere dalla comunicazione. Quello che sappiamo degli altri è sempre filtrato da questo insieme di atti volti a comunucare che si muovono dall’altro a noi.

Lo stesso vale per noi, chiaramente: quello che gli altri conoscono di noi è sempre mediato dal modo in cui esprimiamo noi stessi, cioè dal modo in cui la comunicazione diventa il mezzo grazie al quale il nostro “io” si palesa agli altri attraverso un messaggio. Considerare questo aspetto all’interno della vita lavorativa può portare alla luce delle questioni importanti e, talvolta, risolvere dei problemi. Quante volte, infatti, pensiamo che gli altri non ci capiscano? Quante volte crediamo di non essere apprezzati, di non essere stimati e di ciò incolpiamo i nostri colleghi, i capi e chi si relaziona con noi? Se quello che siamo passa attraverso la comunicazione, allora siamo noi i responsabili dell’idea che gli altri hanno di ciò che siamo, sia come persone che come lavoratori. Siamo responsabili della nostra immagine e imparare a comunicare vuol dire sapere gestire quest’immagine.

Il lavoro del manager, così come la maggior parte degli altri profili lavorativi, richiede delle ottime doti di comunicazione. Comunicando, infatti, diamo un’idea precisa non solo di chi siamo come persone, ma anche di chi siamo e vogliamo essere all’interno del contesto lavorativo. È quindi fondamentale che un manager impari a comunicare per avere successo e anche perché, all’interno di un contesto in cui la concorrenza è feroce e spietata, chi sa comunicare arriva prima degli altri. Nel momento in cui il manager decide quali sono i suoi obiettivi e qual’è l’immagine di sé che vuole trasmettere agli altri può dedicarsi a curare il modo in cui questo suo “io” viene trasmesso e recepito. La comunicazione verbale, come già accennato, è solo una minima parte del messaggio che lanciamo quando comunichiamo. Vi sono altri elementi che, consciamente o meno, esprimiamo durante l’atto di comunicare. Innanzitutto il tono della nostra voce comunica agli altri il nostro stato d’animo.

Un tono di voce troppo alto, magari stridulo, esprime tensione e agitazione. Un tono di voce più basso e pacato esprime sicurezza e serenità. Nel secondo caso trasmetteremo un messaggio più positivo rispetto al primo, perché il nostro interlocutore avvertirà che abbiamo in mano la situazione e che possiamo gestire la questione di cui ci stiamo occupando. Nel contesto lavorativo saper gestire ciò di cui ci occupiamo è fondamentale e il tono di voce che usiamo spesso spiega al posto nostro se siamo in grado o meno di risolvere una determinata questione. Anche i gesti che accompagnano la nostra voce, così come la postura, lo sguardo, la dinamica dei nostri movimenti indicano a chi ci ascolta la nostra apertura verso il mondo esterno e la nostra capacità di gestire una situazione.

Un manager sicuro di sé e convinto delle sue idee deve imparare a parlare davanti a un pubblico dimenticando la timidezza e l’ansia. I gesti tradiscono le nostre emozioni e un progetto, anche se vincente, che si nasconde dietro a un personaggio timido e agitato sarà percepito dagli altri come una proposta senza carattere e, nel peggiore dei casi, senza qualità. Infine è fondamentale ricordare che non è più vero, per lo meno in questo ambito, che l’abito non fa il monaco. Vale, invece, l’esatto contrario. Gli abiti che portiamo comunicano quello che siamo prima ancora di lasciarci il tempo di aprire la bocca. Abiti curati, puliti e coerenti con il contesto lavorativo nel quale vengono presentati lanciano il messaggio che chi li porta è una persona che sa valutare l’ambiente che lo circonda e sa adattarsi ad esso. Allo stesso modo un aspetto curato è fondamentale perché il manager spesso parla in nome dell’azienda.

L’aspetto del manager -e il suo modo di comunicare- sono in tutto e per tutto l’azienda che lui rappresenta. I manager che vogliono avere successo devono, quindi, valutare le loro capacità e la coerenza delle stesse con il mondo del lavoro nel quale si muovono. Una volta imparato e accettato chi sono, è importante che imparino a gestire il modo in cui la loro personalità viene percepita dagli altri. Considerare sé stessi come un prodotto da immettere sul mercato è utile in questo senso. Gli altri, infatti, percepiscono di noi quello che noi comunichiamo. Valutare noi stessi con sincerità, come fossimo un prodotto con i suoi pregi e i suoi difetti, è utile per arrivare al passo successivo: comunicare, consciamente, ciò che siamo.

Una volta che avremo imparato a comunicare non esisterà più il “non mi capiscono”. Saremo padroni della nostra immagine e potremo gestire nel migliore dei modi il messaggio che, partendo da noi, raggiunge gli altri.