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Prospettive di un mondo in trasformazione

Il moderno catastrofismo è quella corrente di pensiero che valuta negativamente le prospettive future della nostra società senza proporre alcuna via di fuga e senza intravedere spiragli di luce in un destino totalmente buio.

Le basi di questa sorta di filosofia si possono riscontrare nella corrente di pensiero nata negli anni Settanta in seguito alla pubblicazione di un rapporto relativo ai limiti propri dello sviluppo della nostra società sponsorizzata dal Club di Roma. I toni categorici e pseudo scientifici con i quali il catastrofismo parla del nostro futuro sono il motivo dello scarso successo che questa corrente di pensiero ha ottenuto.

Bisogna comunque riconoscere che lo sforzo di valutare anche gli aspetti negativi del percorso che abbiamo intrapreso è utile e costruttivo per risvegliare la coscienza collettiva e portare alla luce i problemi insiti in ogni cammino. Riconoscere che le risorse del pianeta sono limitate, ad esempio, è stato un importante campanello d’allarme che ha portato a rivalutare la tecnologia in base all’impatto della stessa sull’ambiente. Conseguente a questo è il problema del sovraffollamento: la popolazione umana è in costante crescita mentre le risorse del pianeta si stanno consumano lentamente.

Un altro importante passo verso la conoscenza reale degli effetti della nostra azione sul globo è stato il riconoscimento della quantità di inquinamento che l’uomo produce. Disperarsi e smettere di sperare nel futuro non è comunque la soluzione a questi problemi. Non vi è una situazione umana che sia totalmente positiva o totalmente negativa e questo lo possiamo provare ogni giorno sulla nostra pelle. Allo stesso modo quando pensiamo al destino del mondo e dell’intera umanità non ha senso soffermarsi solo sugli aspetti negativi o solo su quelli positivi, ma è molto più utile valutare con serena oggettività i problemi e le prospettive.

La probabilità è diventata la scienza del terzo millennio dopo avere superato tutte le tendenze che vedevano l’universo muoversi in seguito a cause meccaniche e sempre calcolabili. Sebbene alcuni fatti siano inevitabili, spesso è possibile manipolare la probabilità che un evento accada o che non accada e questo è possibile grazie a persone che pensano, si muovono e agiscono. I manager agiscono nel mondo come tutte le altre persone e vale, per questi professionisti, la stessa regola: le azioni delle singole persone possono cambiare il corso degli eventi. La direzione nella quale in mondo sta andando può piacerci o non piacerci. Nel primo caso dobbiamo solo seguire il flusso degli eventi. Nel secondo caso, invece, non dobbiamo disperarci ma provare a immaginare quello che possiamo fare per cambiare le cose. Gli esperti dicono che le sfide future che riguarderanno il mondo saranno sei: un individualismo più forte, la necessità di essere più intraprendenti in ogni campo, una meritocrazia imperante, una scelta vastissima di opzioni e di direzioni diverse, la possibilità di ritornare sui propri passi e di cambiare le scelte fatte, la nascita di una dimensione ludica del lavoro.

Il manager deve, così come ogni altro professionista, tenere conto di queste tendenze e valutare con sincerità la sua capacità di adattarsi a situazioni nuove di questo tipo. Non è il caso di gettare la spugna e disperarsi se ci si sente poco adatti ai profili che un mondo in trasformazione promette -o minaccia- di pretendere. Essere coscienti delle trasformazioni che hanno luogo intorno a noi è già un primo passo verso la padronanza di sé in una realtà che cambia. Il manager non deve mai perdere sé stesso, ma deve valutare con onestà il modo in cui la sua persona si inserisce nella società a cui appartiene. Attraverso le sue scelte e attraverso le sue capacità ogni manager potrà raggiungere il successo.